Andrea: De abrupto, dopo interessante dibattito con Brook e Aaron, apro la mia rubrica di geografia presso il blog di Kantiere Misto. Scopo? Intrattenere. Fonti? La Rete per i dati, l’Australia per lo spirito. Buona lettura.
Parliamo un po’ di geografia e, nello specifico, dei “vicini di casa” dell’Australia…
La prospettiva Europea ci confonde. Se escludiamo la Russia trans-uralica, abbiamo 731 milioni di abitanti concentrati in 10 milioni di chilometri quadrati delimitati per la maggior parte da 89 mila km di coste… frastagliatissime e complesse.
Dal punto di vista linguistico primeggiano tre ceppi: quello germanico (172 milioni), quello latino-romanzo (212 milioni di parlanti nativi) e quello slavo (304 milioni di parlanti nativi con stime al ribasso — esclusa la Russia non europea).
Dal punto di vista linguistico primeggiano tre ceppi: quello germanico (172 milioni), quello latino-romanzo (212 milioni di parlanti nativi) e quello slavo (304 milioni di parlanti nativi con stime al ribasso — esclusa la Russia non europea).
L’Australia ha 23 milioni ab. (come la Romania, circa) per un territorio di 7 milioni kmq. Sono tutti concentrati sui 23 mila km di coste. Abbiamo dunque una nazione omogenea e praticamente disabitata.
Guardiamoci attorno, però. Se escludiamo la divisione in Stati dell’Australia stessa (il Victoria ha gli abitanti del Veneto e la superficie del Nord Italia), resta apparentemente poco…
La Nuova Zelanda dista 3-4 ore di aereo (se non di più, da Perth) e ha una popolazione di 4 milioni e mezzo di abitanti linguisticamente e culturalmente omogenei agli Australiani.
Vi sono, poi, tutta una serie di isole del Pacifico… ma sarebbe un errore ritenerle “vicine”: fatta eccezione per Norfolk Island e Tuvalu (che, comunque, distano dalla costa qualche ora di aereo — nell’ultimo caso, più della Nuova Zelanda), recarsi nei “paradisi del Pacifico” richiede un tempo e una spesa paragonabili alla traversata dell’atlantico… o a un aereo diretto all’India.
Non resta dunque che il Nord tropico-equatoriale. Ossia: Papua-Nuova Guinea, Indonesia e Timor Leste.
Papua-Nuova Guinea… metà di un’isola. Noi la pensiamo tutta giungle (non a torto), ma vi trovano alloggio più di 6 milioni di persone. Da quelle parti girano 800 lingue (altro che dialetti!) e il Tok Pisin che serve da lingua franca… anche se la seconda lingua di tutti è l’Inglese e il governo australiano li tratta da cugini favorendone i visti d’ingresso e offrendo borse di studio.
Timor Leste è un’isoletta, nota per la produzione di sandalo. Contesa a metà con l’Indonesia… è stata teatro di guerra e il suo milione di abitanti ne ha grandemente sofferto.
Giungiamo infine all’Indonesia… questa sconosciuta.
Un po’ di dati: arcipelago di 17.508 isole; 2 milioni di km quadrati (1/3 dell’Australia, 1/5 del continente europeo); 238 milioni di abitanti (quasi 12 volte la popolazione dell’Australia e un 1/3 scarso di quella europea).
Oltre che insulare, essa è nazione vulcanicamente attivissima e potrebbe beneficiare tantissimo dallo sfruttamento del geotermico. Le isole principali sono Java, Sumatra, il Borneo e Timor. Terra di monsoni e di pirateria. 300 gruppi etnici vi abitano, e condividono fino a 740 lingue diverse.
Un po’ di dati: arcipelago di 17.508 isole; 2 milioni di km quadrati (1/3 dell’Australia, 1/5 del continente europeo); 238 milioni di abitanti (quasi 12 volte la popolazione dell’Australia e un 1/3 scarso di quella europea).
Oltre che insulare, essa è nazione vulcanicamente attivissima e potrebbe beneficiare tantissimo dallo sfruttamento del geotermico. Le isole principali sono Java, Sumatra, il Borneo e Timor. Terra di monsoni e di pirateria. 300 gruppi etnici vi abitano, e condividono fino a 740 lingue diverse.
Guadagna l’indipendenza dall’Olanda negli anni Quaranta. Cresce, ma si arresta in ragione di nazionalismo e malgoverno attorno agli anni Sessanta. Negli anni Settanta inizia ad esportare petrolio in modo massiccio, forse come riflesso della crisi mediorientale, e il PIL cresce del 545%, ma questa crescita diffonde élitismo, corruzione e si fonda su uno sfruttamento spietato delle risorse naturali.
Con la crisi asiatica del ’97, l’Indonesia subisce un brutto colpo: contrae un debito tale da doverla ritenere ormai in mano alle multinazionali del petrolio. I tardi anni 2000 però ce la restituiscono in crescita, anche se con un tasso di disoccupazione del 10%.
Con la crisi asiatica del ’97, l’Indonesia subisce un brutto colpo: contrae un debito tale da doverla ritenere ormai in mano alle multinazionali del petrolio. I tardi anni 2000 però ce la restituiscono in crescita, anche se con un tasso di disoccupazione del 10%.
A farla da padrone, in questa parte del mondo, è il Giappone, che si contende le esportazioni indonesiane con Singapore, che è una capitale finanziaria ma non dei consumi (la merce dunque vi transita e basta). Seguono alla pari Cina, Corea del Sud e U.S.A. In penultima battuta Tailandia (perché è vicina), Germania (perché comunque ha interessi internazionali), Australia (che ha poca popolazione) e India — grande delusione, perché se vorrà entrare nel mercato indonesiano, dovrà farlo con le grinfie.
Consideriamo ora le città e prendiamo l’esempio di Jakarta, la capitale — antica Batavia. Nel 2007 era la 171esima città del mondo per dimensione. Quattro anni dopo, nel 2011, è 13esima!
Il conto riguarda tutto il Capital Territory indonesiano, ma teniamo conto che questa “provincia speciale” ha più o meno le dimensioni della sola città di New York. Quest’ultima ha 8 milioni di abitanti effettivi, mentre Jakarta 9 e mezzo.
Il conto riguarda tutto il Capital Territory indonesiano, ma teniamo conto che questa “provincia speciale” ha più o meno le dimensioni della sola città di New York. Quest’ultima ha 8 milioni di abitanti effettivi, mentre Jakarta 9 e mezzo.
Diversamente Bali che, secondo la testimonianza di Brook e Aaron, è la meta preferita dei minatori del West Australia, specialmente se si trovano a nord: la città indonesiana è più vicina della capitale Perth, perciò è la naturale meta di vacanze a base di alcool e prostitute… in tipico stile da uomini di frontiera.
Un gigante preme dunque poco più a nord… un gigante dalle molte risorse e dalla popolazone sterminata — 13% della quale, però, è sotto la soglia di povertà. Si trova all’incrocio di rotte marittime importanti ed è una gita fuori porta per Giappone, Corea, Cina, Taiwan, Singapore e Australia.