Anche se da domenica sono quasi quattro metri e venti ho deciso di non voler cambiare nome a questa rubrica, mi ci sono affezionato.

Partiamo dal presupposto che lassù tira una brezza interessante e che ogni volta che scendo mi sento un centoduenne con l’artrite. Aggiungiamoci il fatto che quando sono in quota nessuno e dico nessuno caga le mie semplici richieste “caccapipìsetesigaretta” e che mi devo ingegnare in qualche maniera alternativa e che c’è sempre qualche coglione che passando dietro commenta con gli amici “oh, che cazzo ci fa quello scemo sull’impalcatura?” a cui decido spesso di rispondere “sto aspettando il trentotto barrato, idiota”. Spesso non capiscono l’ironia, questi encefali lignei fanno fatica a connettere.

Sabato sera serata serena in vetta, si sono fatte rapidamente le cinque e mezza e una volta sceso le mie ginocchia si rifiutavano di condurre lo Space Star prestatomi dal mio genitore. Tuttavia la comitiva è arrivata interamente in salvo a casa. Sul nostro palco dj set di ragazzi che supportavano il second stage e la serata bottinfronte post-Skardy se la sono cavata abbastanza bene, il chioschetto ha viaggiato sereno e spedito e il temporale che doveva arrivare ha preferito marcare visita. In linea di massima una serata ottimale per uno stilita: ho avuto modo di apprezzare molti stili deambulatori, dalla mucca da latte al bue da traino, passando per la camminata incerta di quello che passa una serata a realtà alterna, quello che si è cagato nei pantaloni, quello che i pantaloni li ha rubati all’Omino Michelin…

Ieri sera Mellow Mood. E ho detto tutto. Bomba.