” Gli studi sulla preistoria dimostrano che l’attività di simbolizzazione è alla base della costituzione umana, anche se non è né facile, né pacifico assumere un evento iniziale come fattore causale del processo. Già nella civiltà delle caverne, i graffiti mostrano come milioni di anni fa i nostri progenitori si siano confrontati con la natura delle rocce, per conferire loro significati attraverso segni umani capaci di lasciare tracce; la civiltà delle caverne rappresenta una svolta nell’evoluzione della specie, perché segna non solo la comparsa del simbolo, ma anche del rapporto fra segni e immagini, e fra immagini e ordine del pensiero e della parola.” (BARCELLONA, Pietro, La parola perduta. Tra polis greca e cyberspazio, Dedalo, Bari 2007, pp. 16-17).
La storia è tale in virtù delle tracce che gli esseri umani – spessissimo inconsapevolmente – hanno lasciato; il ruolo che la pittura ha giocato, all’interno di quest’attività di descrizione del mondo è stato enorme. Eppure, colui che si è cimentato nelle primissime raffigurazioni, richiamate da Pietro Barcellona, non aveva ambizioni particolari: non pensava, certamente, di essere un artista – anche quando ne avrebbe avuto la titolarità, per la bellezza delle scene rappresentate, per averne colto il movimento -, né voleva essere ricordato per la sua opera; egli, anzi, è del tutto ignaro del profondo valore che questa verrà ad assumere per gli uomini del futuro.
Ci sentiamo di sottolineare la profonda distanza che separa questi primi lavori all’arte odierna (o da una parte significativa di essa); distanti sono, infatti, gli atteggiamenti mentali che sostanziano i due casi in esame. Nel primo, l’attenzione è tutta concentrata all’esterno – su quel mondo che si cerca di descrivere -, mentre, nel secondo caso, troppa importanza viene data, pensiamo, all’ego dell’artista. L’arte, quindi, passa dal descrivere il mondo al parlare dell’io di chi la realizza (della sua bravura, del suo successo, ecc.).
La presente iniziativa vuol essere più vicina allo spirito dei graffiti sulle caverne, piuttosto che al mainstream. L’obiettivo è quello di passare una giornata con chi senta di dire qualcosa e voglia farlo attraverso l’arte; per far questo bisogna prima essere persone che grandi artisti.
Marco Tuono