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La lotta per la libertà di informazione: Martiri,Paladini o Briganti! Guerrilla Open Access Manifesto e altre lotte…..

qualche giorno fa, …..all’incirca una settimanella…..mi alzo e mi capita di vedere un video nel faccia/libro……un video di un personaggio/professore/giurista ………un personaggio forte direi, dopo averlo ascoltato. Il nome è Ugo Mattei, per chi non lo conosce, come non lo conoscevo io, suggerirei di visitare il wiki che lo riguarda (https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Mattei), è un tipo tosto e merita seguire il video del suo intervento: ve lo linko sotto-sotto a tutto er post, così ve lo dovete da lègge tutto!  Nel suo intervento, quello che sembra inizialmente una denuncia contro l’impossibilità di accedere alla batteria dei nuovi “SMARTZ-PHONIII” e di conseguenza l’impossibilità di essere completamente sconnessi dalla rete,  si trasforma in poche frasi in un’attacco al nuovo “TECNO-FASCISMO” delle società tecnologiche che con i loro contratti di “AGREE” mettono in serio pericolo la nostra possibilità di essere tutelati giuridicamente, sull’uso delle nostre informazioni personali e non solo. Il suo intervento prosegue trasformandosi in una critica, all’accesso alle informazioni e al monopolio esercitato da chi le detiene……del resto in un’epoca informatizzata come la nostra: L’INFORMAZIONE E’ POTERE.  Nel corso del video sopracitato, il Giurista UGO MATTEI cita una serie di siti e un nome quello di AARON  SWARTZ, del quale vi è da poco stato il 4° anniversario della morte. Incuriosito dal video e dal nome che non mi tornava nuovo…come si dice..(QUESTA FACCIA NON MI E’ NUOVA! Totò insegna) sono andato a guardarmi chi è, o meglio era. Aaron Swartz è stato un’attivista per diritti e la libertà in Internet, Giovanissimo e abile hacker paladino e difensore dell’ Open Acces al servizio dell’Open science. Cito da WIRED “E’ stato uno dei programmatori che ha messo in piedi il progetto di licenze Creative Commons (Cc) che ha allargato il mondo del diritto d’autore”

Altra sua creatura il “Guerrilla Open Access Manifesto” di cui qui sotto ripubblico il testo preso da

(http://archive.org/stream/GuerillaOpenAccessManifesto/Goamjuly2008_djvu.txt):

Guerilla Open Access Manifesto 

Information is power. But like all power, there are those who want to keep it for 
themselves. The world's entire scientific and cultural heritage, published over centuries 
in books and journals, is increasingly being digitized and locked up by a handful of 
private corporations. Want to read the papers featuring the most famous results of the 
sciences? You'll need to send enormous amounts to publishers like Reed Elsevier. 

There are those struggling to change this. The Open Access Movement has fought 
valiantly to ensure that scientists do not sign their copyrights away but instead ensure 
their work is published on the Internet, under terms that allow anyone to access it. But 
even under the best scenarios, their work will only apply to things published in the future. 
Everything up until now will have been lost. 

That is too high a price to pay. Forcing academics to pay money to read the work of their 
colleagues? Scanning entire libraries but only allowing the folks at Google to read them? 
Providing scientific articles to those at elite universities in the First World, but not to 
children in the Global South? It's outrageous and unacceptable. 

"I agree," many say, "but what can we do? The companies hold the copyrights, they 
make enormous amounts of money by charging for access, and it's perfectly legal — 
there's nothing we can do to stop them." But there is something we can, something that's 
already being done: we can fight back. 

Those with access to these resources — students, librarians, scientists — you have been 
given a privilege. You get to feed at this banquet of knowledge while the rest of the world 
is locked out. But you need not — indeed, morally, you cannot — keep this privilege for 
yourselves. You have a duty to share it with the world. And you have: trading passwords 
with colleagues, filling download requests for friends. 



Meanwhile, those who have been locked out are not standing idly by. You have been 
sneaking through holes and climbing over fences, liberating the information locked up by 
the publishers and sharing them with your friends. 

But all of this action goes on in the dark, hidden underground. It's called stealing or 
piracy, as if sharing a wealth of knowledge were the moral equivalent of plundering a 
ship and murdering its crew. But sharing isn't immoral — it's a moral imperative. Only 
those blinded by greed would refuse to let a friend make a copy. 

Large corporations, of course, are blinded by greed. The laws under which they operate 
require it — their shareholders would revolt at anything less. And the politicians they 
have bought off back them, passing laws giving them the exclusive power to decide who 
can make copies. 

There is no justice in following unjust laws. It's time to come into the light and, in the 
grand tradition of civil disobedience, declare our opposition to this private theft of public 
culture. 

We need to take information, wherever it is stored, make our copies and share them with 
the world. We need to take stuff that's out of copyright and add it to the archive. We need 
to buy secret databases and put them on the Web. We need to download scientific 
journals and upload them to file sharing networks. We need to fight for Guerilla Open 
Access. 

With enough of us, around the world, we'll not just send a strong message opposing the 
privatization of knowledge — we'll make it a thing of the past. Will you join us? 

Aaron Swartz 

July 2008, Eremo, Italy 


e per chi non spiccica inglisssh,  tradotto in Italiano dai seguenti attivisti digitali: fonte(https://aubreymcfato.com/2013/01/14/guerrilla-open-access-manifesto-aaron-swartz/)

Enrico Francese, Silvia Franchini, Marco Solieri, elle di ci, Andrea Raimondi, Luca Corsato, e altri che non so chi siano. Grazie davvero.

“L’informazione è potere. Ma come con ogni tipo di potere, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire. L’intero patrimonio scientifico e culturale, pubblicato nel corso dei secoli in libri e riviste, è sempre più digitalizzato e tenuto sotto chiave da una manciata di società private. Vuoi leggere le riviste che ospitano i più famosi risultati scientifici? Dovrai pagare enormi somme ad editori come Reed Elsevier.

C’è chi lotta per cambiare tutto questo. Il movimento Open Access ha combattuto valorosamente perché gli scienziati non cedano i loro diritti d’autore e pubblichino invece su Internet, a condizioni che consentano l’accesso a tutti. Ma anche nella migliore delle ipotesi, il loro lavoro varrà solo per le cose pubblicate in futuro. Tutto ciò che è stato pubblicato fino ad oggi sarà perduto.

Questo è un prezzo troppo alto da pagare. Forzare i ricercatori a pagare per leggere il lavoro dei loro colleghi? Scansionare intere biblioteche, ma consentire solo alla gente che lavora per Google di leggerne i libri? Fornire articoli scientifici alle università d’élite del Primo Mondo, ma non ai bambini del Sud del Mondo? Tutto ciò è oltraggioso ed inaccettabile.

“Sono d’accordo,” dicono in molti, “ma cosa possiamo fare? Le società detengono i diritti d’autore, guadagnano enormi somme di denaro facendo pagare l’accesso, ed è tutto perfettamente legale — non c’è niente che possiamo fare per fermarli”. Ma qualcosa che possiamo fare c’è, qualcosa che è già stato fatto: possiamo contrattaccare.

Tutti voi, che avete accesso a queste risorse, studenti, bibliotecari o scienziati, avete ricevuto un privilegio: potete nutrirvi al banchetto della conoscenza mentre il resto del mondo rimane chiuso fuori. Ma non dovete — anzi, moralmente, non potete — conservare questo privilegio solo per voi, avete il dovere di condividerlo con il mondo. Avete il dovere di scambiare le password con i colleghi e scaricare gli articoli per gli amici.

Tutti voi che siete stati chiusi fuori non starete a guardare, nel frattempo. Vi intrufolerete attraverso i buchi, scavalcherete le recinzioni, e libererete le informazioni che gli editori hanno chiuso e le condividerete con i vostri amici.

Ma tutte queste azioni sono condotte nella clandestinità oscura e nascosta. Sono chiamate “furto” o “pirateria”, come se condividere conoscenza fosse l’equivalente morale di saccheggiare una nave ed assassinarne l’equipaggio, ma condividere non è immorale — è un imperativo morale. Solo chi fosse accecato dall’avidità rifiuterebbe di concedere una copia ad un amico.

E le grandi multinazionali, ovviamente, sono accecate dall’avidità. Le stesse leggi a cui sono sottoposte richiedono che siano accecate dall’avidità — se così non fosse i loro azionisti si rivolterebbero. E i politici, corrotti dalle grandi aziende, le supportano approvando leggi che danno loro il potere esclusivo di decidere chi può fare copie.

Non c’è giustizia nel rispettare leggi ingiuste. È tempo di uscire allo scoperto e, nella grande tradizione della disobbedienza civile, dichiarare la nostra opposizione a questo furto privato della cultura pubblica.

Dobbiamo acquisire le informazioni, ovunque siano archiviate, farne copie e condividerle con il mondo. Dobbiamo prendere ciò che è fuori dal diritto d’autore e caricarlo su Internet Archive. Dobbiamo acquistare banche dati segrete e metterle sul web. Dobbiamo scaricare riviste scientifiche e caricarle sulle reti di condivisione. Dobbiamo lottare per la Guerrilla Open Access.

Se in tutto il mondo saremo in numero sufficiente, non solo manderemo un forte messaggio contro la privatizzazione della conoscenza, ma la renderemo un ricordo del passato.

Vuoi essere dei nostri?

Aaron Swartz
Luglio 2008, Eremo, Italia”

Per tornare a questo post, sono arrivato alla conclusione che “sia  importante che vi siano sempre più persone di questo tipo in rete e che  la lotta per l’accesso libero alle informazioni scientifiche debba essere sempre più diffusa….”. Documentandomi in seguito a queste mia nuova consapevolezza ho scoperto che ci sono persone eccezionali che stanno lottando per far si che il sapere venga condiviso, vedi anche Alexandra Elbakyan e  il suo progetto di archivio di condivisione scientifica Sci Hub.  Queste persone sono considerate criminali, briganti, dei nuovi Robin Hood, ma sono pur sempre studiosi, scienziati. “Rubano articoli, pubblicazioni e informazioni scientifiche” ai potenti archivi ed editori Jstor, Elsevier…….. per  condividerli in open access, file sharing, peer to peer …..con altri scienziati e ricercatori…….che magari, non si possono permettere gli elevati costi di abbonamento o acquisto degli stessi articoli.  L’accesso all’informazione dovrebbe essere un diritto dell’uomo insindacabile, ma chi detiene questo potere, come vale per altri tipi di potere, difficilmente decide di farne a meno per il bene di tutti……. Questa lotta per il diritto all’accesso libero alle informazioni, nella quale AAron Swartz è da considerare uno dei martiri, continua  ed è fonte di un sacco di discussioni e  proteste, messe in atto a diversi livelli, Queste in alcuni casi, sono riuscite anche mettere in difficoltà i potenti del monopolio dell’informazione scientifica. Campagne come http://thecostofknowledge.com/#list o  profili twitte come #pdftribute sono alcune di queste.

cercando in rete, oltre all’ormai noto http://www.creativecommons.it/, ho trovato questi link, che non conoscevo, molto interessanti  e ritengo utili condividerli …..pensando di far cosa gradita:

https://openlibrary.org/

https://archive.org/

 

ma tornando a noi e all’inizio di questo post: voglio pubblicare il video del Proff. Ugo Mattei in quanto è stato per me interessante e stimolante….. e apre altri scenari di protesta civile e rivendicazione dei diritti di tutti……..Perchè non posso avere completa giurisdizione sul mezzo che uso per accedere all’informazione, telefono o computer che sia? Perchè devo accettare per partito preso un contratto sottopostomi per utilizzare un media tecnologico, rinunciando a una serie di miei diritti inalienabili di modifica o variazione, in merito alle condizioni di un contratto o di un’oggetto che ho comprato ed è di MIA proprietà?……per poter usare certe APP devo rinunciare a dei miei diritti, devo concedere l’uso dei miei dati…..etcc.etcc. Questo tipo di approccio, apre opzioni di delega giuridica, che applicate in altri campi, dalle vaccinazioni obbligatorie (cosa seria), al canone rai in bolletta……(cosa stupida)o altro… e altro ancora, possono mettere in discussione le libertà di tutti. Cosa impedirà al legislatore di applicare questo tipo di contratti a cose ben più importanti (sistema sanitario, sistema pensionistico quello scolastico)?

I tema sollevato è inquietante e molto allarmante per quanto riguarda l’epoca che ci prepariamo a vivere. Siamo alle soglie di una nuova rivoluzione social-tecnologica e ogni giorno veniamo obbligati a sottoscrivere contratti, a cedere dati, a rinunciare alla nostra giurisdizione altrimenti non possiamo accedere a quel servizio o a quell’informazione…… Ma questa pur se nuova è una storia vecchia che ci rimanda ai contratti bancari scritti in piccolo e lunghissimi da leggere, ai contratti assicurativi pieni di asterischi e scritti ancora più in piccolo, ai bugiardini dei farmaci che servono per lo più ad appesantire la scatola, ai disclaimer che  sollevano di tutte le  responsabilità coloro che ci vendono qualsiasi cosa.  Gli attacchi alla privacy on line, i monopoli dell’informazione sono solo un’ulteriore strumento di chi vuole potere e controllo, il brutto è che per inseguire false promesse di condivisione, notizie idiote, futilità o informazioni vitali, siamo noi i primi a rinunciare alla nostra libertà, loro per cortesia ce lo chiedono e noi AGREE. Il giurista dice bene, la nuova frontiera digitale apre nuovi canali di confronto, offre un sacco di opportunità ma allo stesso tempo nasconde molti tranelli e pericoli. La lotta per i diritti e la libertà dell’uomo si sta molto velocemente spostando nella rete…..basti pensare a quanto i politici stiano abusando degli strumenti social per le loro campagne elettorali.  Siamo agli inizi di un nuovo attivismo digitale che dovrà farsi carico anche delle conseguenze nella vita reale.

concludo con una citazione:

“Da questo punto di vista le prospettive del Capitale appaiono rosee.
I bisogni indotti dal vecchio capitalismo erano in fondo molto simili
ai bisogni primari. I bisogni invece che il nuovo capitalismo può indurre sono totalmente e perfettamente inutili e artificiali. Ecco perché attraverso essi, il nuovo capitalismo non si limiterebbe a cambiare storicamente un tipo d’uomo: ma l’umanità stessa. Va aggiunto che il consumismo può creare dei ‘rapporti sociali’ immodificabili, sia creando, nel caso peggiore, al posto del vecchio clerico-fascismo un nuovo tecno-fascismo (che potrebbe comunque realizzarsi solo a patto di chiamarsi anti-fascismo); sia, com’è ormai più probabile, creando come contesto alla propria ideologia edonistica, un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo:
di falsa realizzazione, cioè, dei diritti civili.”

Pier Paolo Pasolini ‘Lettere Luterane’, 1976, Einaudi, Torino

 

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