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Poènta a pièn caliera!

La tradizione è cultura e la cultura è il nostro pane, di conseguenza noi ci nutriamo di tradizione. E quale momento è più indicato per parlare di tradizione se non il pomeriggio prima del tanto atteso Panevin? Questo post è scritto col cuore per tutti i nostri amici che ci leggono da lontano e che non sanno cos’è il Panevin, cercheremo di spiegarvi brevemente la storia e la tradizione che si nasconde dietro questa millenaria ricorrenza.

Dai più scettici e disincantati è stato descritto come “una scusa per trovarsi a bere”, per i romantici è un simbolo intramontabile del legame indissolubile tra noi e i nostri antenati. La tradizione del Panevin fonda le sue radici nel lontano periodo celtico (circa V sec. A.C.) presso l’antico popolo dei Veneti; questo falò serviva per evocare il ritorno del sole sulla terra, cioè l’allungarsi delle giornate che inizia dal solstizio d’inverno. Il fuoco serviva per celebrare questo giorno che con il calendario Giuliano coincideva con il 25 dicembre. Nel Medioevo, con l’evangelizzazione delle campagne venete, il Panevin perse le sue origini pagane assumendo una connotazione cristiana. Il falò venne spostato al giorno dell’Epifania per ricordare i Re Magi che portarono i doni a Gesù Bambino.

Secondo la leggenda i falò della campagna veneta furono loro utili per trovare la via di Betlemme essendosi persi. Al loro ritorno, racconta sempre la leggenda, non vedendo nessuna luce nella campagna, si persero nuovamente nella pianura Padana andando a morire nel Milanese (ciò sarebbe testimoniato dalla presenza nel Duomo di Milano di un sarcofago con l’iscrizione “trium Magerum”). Nella notte del 5 gennaio nel Medioevo, come anche oggi, l’occasione del falò forniva al popolo un momento di unione e ritrovo con tutta la comunità cittadina davanti a un buon bicchiere di vino caldo (brulè) e un pezzo di pinza.

Una delle principali tradizioni legate al Panevin è quella di osservare in che direzione va il fumo; in base a questa, i contadini trevigiani predicevano se il raccolto dell’annata sarebbe stato buono o cattivo e oggi la predizione viene estesa agli eventi personali.

Questo momento è detto dei “pronosteghi” e funziona, all’incirca, secondo quanto recita un detto popolare come il seguente, anche se ne esistono molti altri: “falive a matina, tol su el saco e va a farina” (cioè se la direzione presa dal fumo e dalle faville è il nord o l’est, prendi il sacco e vai ad elemosinare) “se le falive le va a sera, de polenta pien caliera” (se la direzione è ovest o sud, il raccolto sarà buono…quindi la pentola sarà piena di polenta) “se le falive le va a garbin tol su el caro e va al mulin” (se la direzione è del libeccio per l’abbondanza devi andare a prendere la farina con il carro). Anche oggi la tradizione del Panevin è molto diffusa nel trevigiano.

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