
L’Antefatto:
in quell’epoca il sottoscritto Spazio lavorava in un luogo dove si realizzavano gadget e magliette stampate. Un bel dì venne un ragazzo a farsi fare delle stampe e ciaccolando con lui salta fuori che lavorava in quel di roncade all’interno di un locale dove sovente vengono fatti concerti anche di band importanti……Na chiacchiera tira un’altra e ci ritroviamo a parlare di un pò di cose, insomma si instaura un rapporto d’amicizia. Passa il tempo e arriva il giorno in cui viene fissata all’interno di questo club una data del tour di Caparezza. Nasce da qui l’idea di chiedere a questo amico di indicarmi l’orario d’arrivo del nostro begnamino per la realizzazione del soundcheck. Pronto all’avventura passo a recuperare il nostro adetto stampa Matteo Poles che ignaro di tutto accetta di accompagnarmi senza sapere minimamente la motivazione della sua presenza. Immaginate quindi la sua faccia quando dal pulmino fermatosi davanti al locale si vede scendere un’omone alto e riccioluto che fa di nome Michele Salvemini as Caparezza e che viene da noi prontamente intercettato, avanzandoli la richiesta di una intervista.
Questa è la storia di come na Kappa ha incontrato na Capa e quella che segue è l’intervista dell’epoca.
Di Matteo Poles:
Una domanda iniziale. Tu parli spesso di massoneria, come nella canzone “Grande Opera”, dove linguaggio massonico e “statale” si fondono felicemente. Fai parte della massoneria?
C- (ride) Ovviamente no. Si, uso il linguaggio e ne parlo, ma non ne faccio parte.
K- Non si sa mai, era una curiosità mia personale. “Ilaria Condizionata” (Canzone dedicata appunto ad ilaria, personaggio pseudo-alternativo in cui è possibile riconoscere molte personalità). Una canzone sul modo in cui il mondo borghese cambia le aspirazioni, chi cambia bandiera. A chi è dedicata questa canzone, ti riferisci a qualche atteggiamento specifico?
C-Ilaria è un personaggio di fantasia, immaginato, con ispirazione al ’68. In questo album ho dedicato due canzoni alle contestazioni del ’68, ilaria, che rappresenta in qualche modo l’hippy sovversivo, e “sono un eroe”, in pratica ho descritto un personaggio che rappresenta i lavoratori precari. La canzone si riferisce ad un certo mondo in rivolta, da cui ho preso ispirazione.
Una canzone dedicata anche ai bonobo. Come mai questa fascinazione per le civiltà superiori?
C- (ride) Beh, il bonobo risolve i conflitti sociali attraverso il sesso, quella dei bonobo è una società pacifica, come descrivo nella canzone. Il pezzo chiude, in qualche modo, il cerchio con il discorso sulla società umana, con le caratteristiche dell’uomo, che è l’animale più violento.
K-Non è che dedicare una canzone ai bonobo è un modo in cui noi nerd riusciremmo a fare sesso, no? Comunque. Tu hai dedicato diverse canzoni all’informazione in italia. Vorrei una tua opionione in merito.
C- Beh, in italia è difficile, impossibile trovare informazione equilibrata. Credo che il problema fondamentale sia l’obiettività. Si scambia il pluralismo con l’avere in edicola molti gionrali. La verità non è la media aritmetica dei gionrali letti, uno non capisce la verità se va in edicola, compra vari giornali e li somma. Oggi il gionralismo oggettivo è fatto da pochissime persone.
K- Vieni a ballare in puglia. Tormentone volontario o involontario?
C- Assolutamente involontario. Non è possibile stabilire a priori il successo di un pezzo, perchè è legato a fattori musicali, di orecchiabilità eccetera, mescolando melodia e testo. Poi c’è il rischio che il testo non venga capito. Diciamo che prima di tutto sono io, ad essere tormentato da una canzone! Successivamente, se capita, tormento poi gli altri.
K- Anche una collaborazione con Albano.
C- Beh, si, è un personaggio pugliese adattissimo al tono e al significato della canzone.
K- La tua carriera. Sei sempre stato visto come un personaggio individuale, atipico, lontano dall’hip hop.
C- Si, assolutamente quello che faccio non è hip hop, diciamo che non si tratta di musica ortodossa. Ho compiuto una ricerca di stile personale che si è sviluppata negli anni.
K- Quello che pensi della scena hip hop attuale?
C- Quelllo che penso della scena hip hop è quello che penso di ogni altra scena musicale. Ci sono cose che mi piacciono, e cose che mi piacciono meno.
K- Ma in particolare, rispetto a certi gruppi che descrivono le loro città come se fossero metropoli postmoderne? Non credi che sia necessario l’impegno politico?
C- Beh, c’è un modo banale di fare impegno politico. Io mi sento di fare questo, ma non critico qualcuno che non fa la stessa cosa. Non è detto che una canzone debba essere per forza di cose politica. Se uno si sente di farlo, ma non dev’essere assolutamente militante. Si tratta di comunicare un messaggio con creatività e arte. Non basta salire sul palco e dire “la guerra è brutta”. Io faccio questo, ma se altri non hanno lo stesso tipo di sensibilità, va bene lo stesso.”
Dopo aver ringraziato ed esserci congedati dal disponibilissimo cantante facciamo rotta verso casa: io con un bellissimo ricordo, Matteo un pò sbalordito ma contento maledicendomi per non averlo preparato prima…..si sà però che le cose improvvisate a volte sono le migliori, e non bisogna perdere le occasioni quando capitano.
Ringraziando ancora della disponibilità e scusandoci per l’enorme ritardo con il grande Caparezza!