Le feste si avvicinano al termine e come succede da qualche anno si ripropone la contrapposizione tra chi è pro e chi contro. Oggetto della discussione è l’antica tradizione del falò, pignarûl, panevin, foghèra…..o come volete chiamarla…si insomma quella usanza contadina del brusar la veccia che coincide con l’epifania, festa che notoriamente tutte le festività natalizie si porta via. Ora la discussione semprerebbe dovuta al moltiplicarsi di falò autorizzati e non, ma anhe all’aumento delle dimensioni di questi che di anno in anno divengono sempre più grossi ed organizzati. Per avere qualche info in più sulla tradizione il link di wikipedia potrebbe essere sufficiente: http://it.wikipedia.org/wiki/Fal%C3%B2_di_inizio_anno L’accusa rivolta a queste pire propiziatrici è di provocare inquinamento e contribuire all’aumento delle polveri sottili. Non nego che in parte questo possa anche essere vero, sono stato costruttore e organizzatore di “PANEVIN” anch’io e posso testimoniare che a quell’epoca sotto-sotto, il cumulo di legna, ci finiva un pò di tutto. In realtà penso che la polemica sia stata costruita più per contenere il fenomeno e favorire le grandi organizzazioni che gestiscono l’evento in maniera più ufficiale, che per ridurre l’inquinamento…….questo sempre se non teniamo in considerazione la valanga di fuochi d’artificio che saranno esplosi nelle serate tra il 5 e il 6 gennaio. Mia opinione è che in realtà si perda di vista il quadro più generale osservando in realtà soltanto il dito che lo indica. Ci si preoccupa infatti di qualche falò, più o meno grande, fatto una volta all’anno dimenticandoci in realtà della quantità di auto, camion, corriere, veicoli in genere che percorrono ogni giorno le strade dei nostri territori (sempre in deficit di Treni). Respiriamo ogni giorno i fumi e gli scarichi di fabbriche che ammorbano con le loro puzze l’aria: è appena di pochi giorni fà, il caso della puzza fortissima di pipi di gatto presente e persistente per tutta la giornata in tutta la città dove vivo, Oderzo! Non penso che un pò di legna bruciata possa incidere profondamente su una situazione già di per sè grave. Le tradizioni sono cose importanti e magari disciplinate in modo adeguato, andrebbero tutelate e salvaguardate, sopratutto se radicate e profonde come questa. Le tradizioni sono quelle che definiscono le radici e la storia di un popolo e aiutano a fare comunità. Non vorrei ora sembrare troppo tradizionalista però: sono anche dell’idea che i tempi cambiano e anche le tradizioni pur rispettando le proprie caratteristiche dovrebbero evolversi. Lo è stato per i fuochi d’artificio, per l’organizzazione che ci stà dietro e per molte altre cose che le riguardano………..Il “PANEVIN” si è indubbiamente trasformato negli anni, e ha perso quella connotazione contadina che aveva: in pochi ricordano i canti popolari che accompagnavano il rito o sono in grado di dare un pronostico leggendo l’andamento delle scintille nel vento. Quel poco di rituale rimasto si concentra nella degustazione di vino o qualche dolce tipico, questo ha reso l’evento molto commerciale, un rito di massa che diventa sempre più grosso, sempre più spettacolare, questo vale almeno per quelli più istituzionalizzati o politicizzati:http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2013/12/29/news/la-guerra-dei-panevin1.8373353, http://www.gazzettino.it/NORDEST/TREVISO/panevin_epifania_arcade_presti_muraro/notizie/421833.shtml . Mi ricordo che l’occasione data dal “PANEVIN” era un’occasione per coinvolgere tutti gli abitanti della via dove vivevo: tutti contribuivano nel portare qualcosa o davano una mano a costruirlo od ad incendiarlo ed ad animare la festa. Si respirava uno spirito di condivisione e comunità che nei roghi organizzati e comunali non si percepisce. Si stenta in questi a coinvolgere i cittadini, anche quelli stranieri, e spesso tutto si riduce ad una occasione per fare ressa davanti al punto di ristoro. Per chi organizza indubbiamente la festa può essere, piacevole o spiacevole che sia, molto più sentita e coinvolgente, mentre per chi presenzia mangiando, bevendo e guardando, può risultare solo l’ennesima occasione per scroccare vino caldo e dolci, davanti ad un fuocherello. Comunque, qualsiasi sia la vostra opinione in merito, se pro o contro questa tradizione, resta il fatto che la tradizionale festa si farà anche quest’anno, autorizzazioni o no :qualche giornale titolava qualche giorno fà che su 40 Panevin della provincia di Treviso solo due erano autorizzati e rispettavano le direttive http://tribunatreviso.gelocal.it/cronaca/2014/01/03/news/panevin-del-parco-del-sile-autorizzati-solo-2-su-40-1.8400773. Concludendo, la notte del 5 gennaio, il cielo si riempirà di cenere e, pioggia permettendo, si illuminerà dei fuochi di molti panevin: cercate quindi, se potete, quello più vicino a casa, che sia il più tradizionale possibile, anche se piccolo e familiare. Un consiglio è quello di evitare di ingolfare le strade di traffico per andare a vedere il più grosso e alto, non farete altro che aumentare l’eventuale inquinamento prodotto e perdervi il gusto della festa……specialmente se poi brilli, per il troppo vin, vi capitasse di vedervi sequestrare patente e veicolo.
Se onorerete la tradizione accendendo la vostra “veccia” vi segnaliamo, per renderla un’pò più piena di contenuti di leggere il documento scaricabile a questo link: http://www.venetando.it/focus/214.swf
‘a magna i pomi còti
‘a me ‘assa i rosegòti.
Poénta e figadèi
Pà i nostri tosatèi.
A pòenta sua gàrdea
E viva a vecia meneghèa
Co tre puldi in scàrsea!
A luganega sua gàrdea
Evviva a vecia meneghèa
Co tre puldi in scàrsea!!