Attraverso l’introduzione di un codice etico Kantiere Misto ha deciso di darsi uno strumento che permetta, a chi non ci conosce, di capire di cosa ci occupiamo e – cosa non certo secondaria – comeintendiamo farlo. Questo ci permette di “tutelarci” dalla contaminazione con gente che intende portare avanti contenuti razzisti o, a vario titolo, discriminatori – magari nascondendosi dietro il nostro marchio.
Ma il codice etico è stato anche l’occasione per metterci attorno ad un tavolo per chiarire, in primo luogo a noi stessi, quali sono i nostri obiettivi, qual’è, in altri termini, il senso sotteso a KM. All’interno di KM le competenze sono diversificate, ciascuno ha la propria storia, la propria formazione; ecco che le ragioni, in precedenza implicite o comunque non pienamente formulate, possono ora affiorare in superficie. Gli articoli del nostro codice etico sono posti in forma generale: ciò che KM chiede ai propri soci ed ai propri compagni di strada e simpatizzanti non è l’aderenza a dei punti eccessivamente dettagliati. Si tratta, piuttosto, di condividere le linee guida che abbiamo fatto nostre, ma che sappiamo non essere un nostro possesso esclusivo: i valori cui ci ispiriamo non sono soltanto nostri in quanto, come espressamente diciamo, sono sanciti dalla Costituzione italiana (e quindi siamo pienamente consapevoli di non aver inventato niente).
Un punto che qui voglio sottolineare è la coerenza che KM chiede, ai suoi soci ed ai suoi collaboratori, tra i comportamenti da tenere all’interno delle iniziative di KM e quelli privati. Non è bastevole, infatti, un’adesione di facciata a KM, alla quale affiancare – nel privato – comportamenti lontani dalle pratiche di KM: non si può essere sia soci di KM che promotori, tanto per fare un esempio, di ideologie che sostengono il negazionismo. KM, per concludere, chiede chiarezza, sia a chi vuole entrare in KM, come a chi vuole fare con noi un tratto di stada. Ecco che il codice etico diventa quello strumento che permette di azzerare ogni ambiguità.
Marco Tuono