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UN (LUNGO E BREVE) WEEKEND

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Sono venuti a trovarci (da giovedì 22 a domenica 25 di questo mese) dei (nuovi) amici della Comunità Torricelli di Terni – la quale lavora con la disabilità psichica -, con i quali abbiamo passato delle giornate piacevolissime e molto interessanti per tutta una serie di ragioni. Vediamone alcune: anzitutto, abbiamo potuto porre in essere delle situazioni informali nelle quali i graffiti erano il pretesto, ci si passi l’espressione, per creare delle relazioni all’insegna della condivisione e dell’inclusione. L’obiettivo è stato quello di creare una situazione inusuale rispetto alla quotidianità della vita dell’istituto, facendo entrare in contatto queste persone con una realtà per loro inedita, facendo provare loro degli strumenti nuovi. Qualcuno dirà che tutto ciò non ha a che fare con l’arte, o che ” volendo dire la cosa in una modalità più gentile” queste giornate sono state animate dall’arte con la lettera minuscola. Passare del tempo assieme, sorridere, provare allegria, ecco gli obiettivi che hanno guidato questa esperienza. E pensiamo che questo non sia poi così distante dallo spirito originario dei graffiti, in quanto i graffiti e la street art, come noto, sono uno strumento attraverso il quale veicolare dei contenuti di carattere sociale; ma non è finita qui. Accanto alla dimensione più spiccatamente sociale, i graffiti possono essere il tramite per focalizzare la variegata questione della diversità, nella pluralità di forme che questa può assumere.

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Nel concreto Kantiere Misto, nelle giornate di venerdì e sabato, ha realizzato un workshop all’interno del quale è stato realizzato un murales avente come soggetto la scritta “ETERNI”, scritta che era stata precedentemente pensata ed elaborata in un bozzetto da un’operatrice della comunità. Vi è stato un coinvolgimento, tanto degli utenti che degli operatori della Comunità Torricelli in tutte le fasi del lavoro (dalle tracce alla campitura, per arrivare all’outline ed all’overline); il workshop, pertanto, non è stato affatto dissimile da quelli che l’Associazione sviluppa abitualmente. Così facendo, si è inteso mostrare le tappe della realizzazione di un graffito – senza sorvolare sulla loro complessità e difficoltà.

Che cosa ci lasciano queste giornate? Diventa difficile fare un bilancio per dei giorni che sono passati velocissimi. Di essi portiamo dentro il ricordo di un clima particolare, di leggerezza e di divertimento (e questo sia detto senza nulla togliere alla serietà che questi giorni hanno conosciuto): queste caratteristiche hanno fatto sì che si instaurasse tra di noi un clima molto positivo, quale quello che si realizza fra persone che si conoscono da diverso tempo. Per quanto possa essere difficile cercare di indicare con esattezza che cosa abbia potuto produrre tale atmosfera, voglio mettere nero su bianco la spiegazione che mi sono dato. Ebbene, ritengo che il fattore chiave sia qui l’incontro fra individui che hanno una certa consuetudine di apertura nei confronti dell’alterità; certamente, ciascuno di noi è portatore di una frequentazione dell’alterità – e, quindi, della diversità – di tipo particolare. L’Altro è tale in un ventaglio di forme: disabilità, arte (e, nello specifico, la torsione cui vengono sottoposte le lettere nei graffiti), pensiero divergente non sono che dei nomi per riferirsi a questa galassia, che probabilmente è destinata a rimanere, per quanto attiene alla rappresentazione del suo volto ultimo, ineffabile.

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Voglio chiudere questo post con due consigli, da dare un po’ a tutti (e perciò anche a me stesso). In una parola: l’alterità – come l’abbiamo vissuta durante quest’esperienza, è sinonimo di ricchezza; anche se purtroppo non da tutti viene vissuta in questi termini. Oggigiorno, infatti, è di moda avere paura dell’altro. Nell’eterno rincorrersi di identità e differenza, troppo spesso si è attribuita la centralità alla questione dell’identità – privilegiando, di conseguenza, il noi stessi originario, rispetto agli apporti – alla novità – che dalla relazione potevano provenire. L’identità a scapito della relazione: ma, così facendo, si è dimenticato che nel far proprio l’altrui punto di vista corrisponde, altresì, la premessa per non andare in pezzi davanti agli urti della vita.

Infine, voglio richiamare una lezione che porto a casa da questa esperienza: ho visto delle persone contente per delle cose da poco – il caffè, una sigaretta, ecc. Trovo che questo modo di sorridere alla vita sia un qualcosa da imitare, con questo non intendo dire che non si debba essere scontenti, o che non ci si debba innervosire, ecc. Dico però che questa contentezza di fondo debba essere presente, magari ad intermittenza, ma che debba comunque esservi. Spesso, tutti presi, come siamo, dai nostri obiettivi e dai nostri desideri dimentichiamo quanto, con un’espressione riduttiva, si è soliti descrivere come le “piccole cose”. Non è mia intenzione distogliere nessuno dai propri obiettivi, da quella vita che – liberamente – ciascuno di noi si è scelto, però vorrei che proprio in questa vita vi fosse dello spazio per i piccoli gesti. Sostengo questo anche tenendo a mente l’aiuto che da quest’area può provenire proprio ai nostri obiettivi ed alla realizzazione dei nostri desideri.

Marco Tuono

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UN SALUTO A : LUCA, GIANCARLO, MASSIMILIANO, ENZA, SONIA,AGNESE, ROSA E ANGELA E A TUTTA LA “COMUNITA’ TORRICELLI” di Terni.

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