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IL CODICE ETICO DI KANTIERE MISTO: ALCUNE RIFLESSIONI

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Vi sono due grandi modalità di guardare all’etica: da un lato, si dice, l’etica non è altro che un insieme di pratiche che la specie umana, nell’arco della sua storia, ha adottato per quanto attiene alle relazioni fra gli individui. L’etica, come la intendiamo oggigiorno, diventa la cristallizzazione, la registrazione, di tutta una gamma di scelte e di valutazioni che sono state poste in essere – in modo anzitutto inconsapevole – dagli esseri umani nel corso della loro storia. In quest’ottica, l’etica viene ad essere un comportamento evolutivo fra gli altri, poiché essa fa parte della gamma di strumenti a garanzia della conservazione della vita degli individui – e, in definitiva, della specie. Non si vogliono misconoscere le differenze che intercorrono tra i comportamenti etici che avvengono nelle attuali società tecnologiche e quelli che hanno, invece, caratterizzato i primi aggregati umani, i primi gruppi. Eppure, vi è una parentela, vi è un filo rosso che collega le nostre esperienze a quelle che si perdono nella notte dei tempi. Si tratta, in quest’accezione, di una modalità “dal basso” di intendere l’etica, in quanto ci si focalizza sullo sviluppo, sulle dinamiche di lungo periodo. L’etica viene, dunque, osservata – per riassumere la questione – come si osserva il crescere di una pianta.

Ma vi è un altro modo di pensare l’etica: ora il riferimento al passato perde la centralità che aveva nel primo caso; ora è al futuro che si guarda. Se la premessa della prima posizione è che vi sia – e da sempre – un’etica all’opera nelle relazioni interpersonali, nella seconda posizione si pensa altrimenti. Ci si trova in una condizione di assenza di etica, con la conseguenza che spetta ora al pensiero intervenire a portare l’etica proprio dove essa risulta manchevole. Eccoci di fronte ad un’ulteriore differenza rispetto al primo approccio: l’etica procede ora “dall’alto”. Non vi è, infatti, etica nella società – o, comunque, non vi è in misura sufficiente; essa vive soltanto nelle menti di alcune persone, alle quali spetta il compito di portarla agli altri.

In genere, queste prospettive vengono presentate come antitetiche. Ma è proprio vero? Penso che, magari smussando un po’ gli angoli delle due posizioni, esse possano essere lette in continuità. Vediamo meglio la questione, avvalendoci dell’esperienza del nostro Codice etico (e questo sia detto senza voler peccare di presunzione). Il Codice etico di Kantiere Misto è, anzitutto, nato dal basso, nel senso che è stato scritto a seguito di una consultazione all’interno dei soci; pertanto, possiamo affermare che il nostro Codice etico si è scritto da solo, nel senso che in esso vi sono anni di lavoro, anni di scelte – certamente anche di carattere etico. Diventa perciò indifferente il fatto che il documento sia stato redatto da un socio in particolare; al suo interno vi è tutta un’esperienza, vi sono scelte (forse anche, lo ripetiamo, inconsapevoli) che sono state prese. ,E cosa più importante, il Codice etico rappresenta un ventaglio di relazioni che si sono tessute con altri soggetti, quali associazioni, comuni e singoli individui. Così inteso, il Codice etico è uno sguardo sulla nostra stessa storia: esso può essere avvicinato alla carta d’identità: essa, infatti, non contiene solamente l’istante effettivo della foto, ma conserva – nell’espressione del volto, nelle rughe, nel colore degli occhi, ecc. – lo specifico percorso che ha portato a quell’istante.

Fin qui siamo giunti al “chi siamo”. Abbiamo visto che il Codice etico rappresenta la nostra carta d’identità: ebbene, tutto ciò serve tanto nei confronti di noi stessi, ricordandoci quali valori, quali prospettive, ci tengono assieme, che dell’esterno. Il Codice etico è, infatti, un ottimo strumento per selezionare le nostre collaborazioni, in quanto esso permette di fare chiarezza sul nostro modo di comportarci. Non che questo significhi una chiusura settaria, anzi. Del resto lo stesso aggettivo (“misto”) che vi è nel nome della nostra Associazione la dice lunga sull’apertura che abbiamo nei confronti delle altre soggettività. Eppure, l’apertura – per definizione – non può essere illimitata; nella “fluidità” generale che dimostriamo, ci sono, tuttavia, dei punti (o, meglio, dei valori) che devono rimanere fermi nelle collaborazioni che via via sono realizzate.

Ma non basta. Il Codice etico è anche un’anticipazione del futuro, almeno del futuro che si vorrebbe. Ecco perché non vedo in contraddizione le due grandi modalità di intendere l’etica. Abbiamo visto il nostro Codice etico nascere dal basso, abbiamo visto che ha preso corpo da svariate iniziative realizzate nell’arco di un decennio: non possiamo certo dire che tale documento sia stato scritto a tavolino. Eppure, esso – forse, ancora, inconsapevolmente -, manifesta l’esistenza di un progetto: il Codice etico contiene, infatti, anche una manifestazione del tempo a venire, del futuro che vorremmo (e si prenda l’espressione sottraendola ai deliri dell’io). Quando parliamo, ad esempio, di multiculturalismo (e la centralità di questo fenomeno nelle nostre iniziative è rilevante) stiamo, al tempo stesso, anche prefigurando degli scenari inediti – che, in parte, sono soltanto ipotetici, ma che parzialmente sono però già attuali, concreti. Qui non è in gioco, come nell’ideologia un futuro irraggiungibile: qui è sempre ad un tempo breve o brevissimo che si guarda; l’oggi, il domani ed il dopodomani devono essere la cifra delle nostre azioni. Ma questo è lo stesso destino, per così dire, dell’essere umano, poiché egli è nella posizione di chi si trova a ricevere un qualcosa – si pensi all’etica intesa nella sua valenza biologica -, per farne sempre, a ben vedere qualcos’altro – ovvero, per indicare un tragitto. L’azione è infatti sempre il suo passato, nella forma delle circostanze che l’hanno concretizzata, ma è anche – e sempre – molto di più. Ecco perché il nostro Kantiere è misto: ci si fa parte non per lasciarsi vivere da delle dinamiche semplicemente da ripetere, ma ci si fa parte per portare in esso il proprio – preziosissimo – punto di vista sul mondo.

Marco Tuono

Codice eticoKMNuovo

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