Ai nostri giorni più di qualcuno ha perso il senso di alcune parole a mio avviso fondamentali…. una di queste è sicuramente RISPETTO, un’altra altrettanto importante è EDUCAZIONE. Per affrontare la prima forse nemmeno un’anno di post basterebbero, per quanto riguarda la seconda potrebbe non bastarmi questa vita.
Del resto tutti, nella propria vita, passano dall’essere soggetto da educare (non entrando nel merito del come), ad individuo educato (su che cosa poi si potrebbe aver qualcosa da dire), per divenire adulto educante ( quest’ultimo passaggio purtroppo non è così scontato).
Per chiarire meglio il perché di questo post, vorrei partire da una vicenda realmente accaduta alla quale ho assistito come spettatore esterno e che, se da un lato mi inquieta, dall’altro porta in se delle implicazioni che non considero per forza negative….ma mi spiegherò meglio proseguendo nel post….
Sabato scorso ero a passeggio per la cittadina dove abito, ero con un’amico e stavamo attraversando la piazza principale. Saranno state le tre del pomeriggio e la piazza era, più o meno come il solito: abbastanza deserta. Questo almeno fino ad un certo punto, quando un curioso sciame di giovani, costituito da piccoli gruppi di 5 barra 10 ragazzi per volta, ha interrotto la tranquilla routine delle piastrelle di cemento della pavimentazione. Ad un primo manipolo di adolescenti in testa all’insolita processione, ne è seguito un’altro, poi un’altro ancora fino a che il flusso di gioventù, che tagliava la piazza in direzione parco degli impianti sportivi, non è quasi diventato un piccolo torrente di snikers, zainetti, berretti da baseball, code di cavallo, percing e facce segnate dall’acne giovanile.
Ridendo e scherzando con Marco, il mio compagno di passeggiata e vicepresidente di questa nostra associazione, gli ho rivolto una domanda retorica del tipo -: Si domandano tutti dove stanno i giovani. Li vedi dove stanno? Oggi son tutti qui! Quando si muovono vanno tutti insieme da qualche parte!:-. A quel punto, ho avanzato una proposta: Ti và di seguirli e vedere dove vanno…., così giusto per capire anche dove si nascondono e cosa fanno tutti insieme. Magari c’è una festa o un raduno di qualcosa, una manifestazione.
Detto questo e incassato l’okkey dal mio amico, ci siamo accodati, mantenendo la distanza, ad uno degli ultimi gruppi di adolescenti e facendo finta di nulla, parlando tra noi, li abbiamo seguiti fino al punto di ritrovo.
Arrivati ad un parcheggio abbiamo osservato il lento radunarsi dello stormo giovanile in questo spazio non molto ampio. Le età coinvolte erano varie…. dai 15/16 anni ai 18/19 anni, c’era pure qualche neopatentato. I vari gruppetti vagavano nel parcheggio e nel parco attiguo in trepida attesa, di un qualcosa di imminente che stava per succedere. Io e Marco, sentendoci un pochino, come dei vecchietti curiosi sul bordo di un Kantiere stradale, ci siamo comodamente seduti su una panchina e continuando a far finta di niente abbiamo osservato la situazione, cercando di dedurre cosa stava accadendo o quello che era li li per succedere.
Accomodati sulla nostra seduta di legno, cercavamo di intercettare qualche parola o frase, detta da qualche ragazzo, che ci fornisse degli indizi e ci permettesse di avanzare anche delle ipotesi. Ipotizzammo inizialmente che fosse un raduno per la partenza ad una gita, ma i ragazzi erano indubbiamente troppi e gli zaini e le borse troppo poche. Pensammo che tutti questi ragazzi aspettassero qualche bus di discoteca oppure aspettassero un P.R. (pierre) spacciatore dei biglietti di una prossima festa di carnevale.
Ipotizzammo anche l’arrivo di qualche personaggio famoso del tipo ” Palla e Stop” o “Sfedez” o “Alecs Signoretto”………. Ma quando qualcuno ad un certo punto urlò -: SONO ARRIVATI:- e vedemmo tutti i gruppetti radunarsi davanti al monumento posto dinanzi al parcheggio, decidemmo allora anche noi di andare a vedere chi era giunto, rimanendo molto delusi nel vedere che, questi ospiti tanto attesi, erano solamente l’ennesimo gruppetto di adolescenti, in tutto e per tutto uguali agli altri già presenti.
Molto semplicemente, io e il mio compagno d’avventura, non eravamo in grado di comprendere, l’importanza di questo manipolo di ragazzi “influencer”: evidentemente erano degli individui abbastanza carismatici e coinvolgenti da riuscire a far muovere un centinaio di loro coetanei, il sabato pomeriggio, e farli convergere tutti in un posto per qualcosa di organizzato da loro e che ancora non era ben chiaro a noi adulti spettatori.
A quel punto il gruppetto seguito dal gregge vociante di giovani si spostò al centro di questo parco vicino al punto di raduno, dove è presente una piccola e bassa arena di cemento. Vedemmo quindi questa decina di ragazzi posizionarsi al centro di questo spiazzo e tutti gli altri accomodarsi in piedi o seduti nella bassa tribuna tutt’attorno.
Quello che stavano aspettando intrepidi stava per accadere. Noi due “vecchietti” osservavamo da una distanza di sicurezza per cercare di monitorare la faccenda ma in maniera discreta, un po’ incuriositi, stupiti e ammetto anche preoccupati e pronti se fosse servito ad intervenire o a chiamare qualcuno se le cose si fossero girate in malo modo. La faccenda andava sempre più acquisendo i toni del regolamento di conti tra due individui o due gruppi di ragazzi….. una sorta di confronto tra “gang” adolescenziali a cui era stata chiamata ad assistere tutta una scuola o una comunità giovanile.
Questa esperienza che sto raccontando rappresenta per me, la prima volta nella mia vita che mi capita di assistere ad una cosa del genere e quindi ci stà tutta, il fatto che nutrissi una grande curiosità nel capire cosa stava accadendo. Devo essere sincero io mi sono sentito in quel momento quasi come l’uomo della “DIGOS” che in borghese indaga su un’assembramento sospetto di persone, pronto ad intervenire in caso di tafferugli. Probabilmente più di qualche ragazzo deve aver percepito la nostra presenza a distanza ,di marco e me, come qualcosa di dissonante dal contesto… le occhiate curiose nei nostri confronti erano infatti più d’una.
Ora per concludere velocemente la vicenda, vi basti sapere che il gruppetto al centro dell’arena, migrò ad un certo punto spostandosi almeno un’altro paio di volte facendosi seguire dalla propria mandria a zonzo per il parco. Non ci furono atti violenti o particolari esplosioni di gioia, ne di rabbia, ne di confusione….. semplicemente questo mega branco si muoveva alla ricerca di un posto più intimo e rannicchiato per dare meno nell’occhio….. se si fosse potuto: del resto non notare un’assembramento di quasi un centinaio di ragazzi diventa difficile. Vorrei a questo punto della narrazione fissare questo passaggio, per poi riprenderlo in seguito: i ragazzi cercavano, dopo essersi radunati in massa al centro del parco, un punto più tranquillo per gestire, la loro faccenda, in disparte dagli occhi indiscreti degli adulti che giravano o passavano per le stradine del giardino, e tra questi c’eravamo anche noi.
La cosa che più mi ha colpito di questa vicenda non è l’assembramento o l’organizzazione di questa inusuale assemblea o il carisma del gruppetto di “influencer” è in realtà un’altra: in tutto questo frangente, nonostante nel parco ci fosse un continuo via vai di persone adulte passanti, noi compresi , io e Marco eravamo gli unici a prestare attenzione alla situazione o che sembravano accorgersi di quello che stava succedendo.
Incontrando gli occhi di questi altri individui adulti, vi si poteva leggere l’indifferenza e la paura di curarsi di fatti non propri, che non li riguardavano.
Io personalmente trovo quest’atteggiamento del mondo adulto, presente quel giorno,
MOLTO MA VERAMENTE MOLTO GRAVE!
Ho scoperto qualche giorno dopo che il raduno autogestito dei ragazzi, organizzato probabilmente grazie all’ausilio di qualche social media, era una sorta di regolamento di conti tra due adolescenti, come avevamo ipotizzato, mentre la massa di giovani coinvolti vi prendeva parte per curiosità di come sarebbe andata a finire e sembrerebbe per prendere la difesa del più debole che era stato, in precedenza in un’altra circostanza, già aggredito da un suo coetaneo, compagno di scuola e di sport…… Motivo apparente della contesa………il più classico dei classici…… l’AMORE o forse più precisamente l’attenzione dei due “giovani Galli” per la stessa gallina.
Ora noi tutti sappiamo che, come succede per tutte quelle notizie riferite, ridette, ribattute, rimbalzate, trasformate velocemente in pettegolezzo e magari, divenute, leggenda, grazie alla loro epica: la verità vera e propria di questa rivalità tra i due teenager, difficilmente sarà portata alla luce.
Rimane a testimonianza di tutto questo, solo il ricordo dell’assembramento curioso di giovani, in quel sabato pomeriggio e in quel parco. Un regolamento di conti in realtà mai avvenuto, visto che uno dei due galli non si sarebbe presentato….., ma il pubblico era tutto li, pronto a schierarsi o a scommettere anche su chi sarebbe stato il vincitore della contesa e magari aggiungo a sostenere il più debole contro il più forte.
Come rappresentante della categoria degli adulti, rimango perplesso che i ragazzi arrivino a tanto e che nel sistema scolastico o all’interno delle famiglie dei ragazzi non si siano prese delle misure per impedire che si giungesse a questa situazione. In realtà mi ricordo che anche nella mia vita da adolescente ho vissuto situazioni di bullismo e di rivalità, con alcuni miei compagni di scuola, ma mi ricordo anche la presenza di qualche adulto che ci riportava responsabilmente a più miti consigli, ricreando velocemente situazioni di pacifica convivenza. Se questo non succedeva, rimaneva comunque l’opzione “scontro diretto”, ma veniva svolta in maniera molto più privata, intima e meno spettacolare, salvo poi sentirle o peggio, prenderle ,a casa, da un tuo genitore che ti riprendeva per aver picchiato qualcuno o che ti spiegava perché in una società civile non ci si doveva comportare in tal modo .
Quella di quel sabato pomeriggio sembrava veramente una scena tratta da qualche film sulle “gang di strada” quelle che si sfidano anche a passi di danza o a rime di rap o altro!
La domanda che mi viene da pormi è dov’è finito quel mondo adulto educante, responsabile, accogliente delle istanze dei più giovani, predisposto all’ascolto e disponibile a dare consigli…?
I tempi sono cambiati certo, le persone crescono, la società si evolve ( non si sa se in meglio o in peggio) e in tutto questo processo di trasformazione qualcosa è andato perso, come succede sempre! Quale può essere la risposta a questa grave assenza di figure di riferimento, di modelli positivi e di fiducia dei giovani nel mondo adulto?
Qualcuno potrebbe sicuramente proporre interventi sanzionatori, punitivi e di controllo, del tipo: coinvolgiamo gli organi preposti alla sicurezza pubblica (carabinieri, polizia, finanza, vigili urbani…..) al primo germinare di situazioni di tensione adolescenziali, in modo che, agitando lo spauracchio della punizione o della minaccia di conseguenze legali più gravi, non si dia seguito ad altri gesti di violenza e prevaricazione e quindi poi non si arrivi ad eventi simili, a quello citato da me, di quel sabato pomeriggio.
Secondo questa linea di condotta si intende far comprendere ai ragazzi che esistono organi preposti e figure professionali addette a far rispettare la legge e a mantenere l’ORDINE: non ci si deve far giustizia da soli e bisogna aver fiducia nelle istituzioni e affidarci a loro per risolvere le controversie.
Io personalmente ritengo che, questa semplice soluzione di demandare ad altri (le Forze dell’Ordine) il fatto di far rispettare le NORME e il controllo della quiete pubblica, sia una comoda prassi, per ribadire ancora una volta il fatto che certe questioni non ci riguardino ma siano di competenza di altri: è scusatemi l’espressione, un modo per spostare il problema addosso a qualcun altro e comodamente riprendere a farci gli affari nostri.
Ci si dimentica che il poliziotto, il carabiniere, il vigile….. sono comunque individui adulti come tutti gli altri, certamente con la loro preparazione ma sempre persone che hanno i loro problemi, le proprie famiglie, i propri figli, con tutte le difficoltà che comporta crescerli in quest’epoca. Essendo uomini e donne come tutti gli altri, pur se specializzati hanno le stesse, caratteristiche, complessità e fragilità del mondo adulto contemporaneo in generale e non è detto che la sola divisa che vestono ogni giorno, li renda, modelli positivi, educatori preparati, esempi da seguire o peggio figure pubbliche da temere.
Ci si dovrebbe semmai porre la domanda in merito a cosa , nel meccanismo educativo della nostra società, si è inceppato venendo a mancare.
Io non sono un grande estimatore del sistema educativo e scolastico odierno, non lo sono mai stato, se è per quello, dopo aver detto questo potrei nascondermi dietro il mio passato di studente pigro o usare la scusa che non sono un’insegnante e non conosco bene la scuola come istituzione. Una cosa però la riconosco: essere educatori o insegnanti al giorno d’oggi rappresenta una sfida grandissima e difficilissima in una società che vuole controllare tutto e tutti ma non è educante ed accogliente con le generazioni che stanno crescendo.
Si preferisce punire più che spiegare, allarmare piuttosto che informare, imporre un’idea invece che ascoltare quelle di tutti. Forse il modello scolastico nozionistico e gerarchico sta dimostrando alcuni dei suoi limiti. Il ragazzo deve imparare tutto, anche a memoria se serve, non importa se non ne ha capito l’utilità o a cosa gli servirà nella vita pratica… e deve farlo secondo un’ordine dalla prima classe alla seconda e così via, secondo uno schema scientifico che non tiene minimamente conto dei differenti tempi di sviluppo di ciascuno, della maturazione dell’io delle persone e del fatto che i ragazzi sono tutti diversi.
Perchè è proprio questa la questione che dovremmo AFFRONTARE:
SIAMO TUTTI DIVERSI MA UGUALI NELLA DIVERSITA’ !
Quello che un ragazzo impara, quando lo impara e come lo impara non è pensabile ridurlo ad uno schema prestabilito uguale per tutti. Esistono infatti modelli pedagogici differenti per diversi modelli di istruzione, quello più in voga nella scuola italiana mostra alcune pecche e lacune che col passare degli anni sono diventate sempre più gravi. Porto come esempio l’eliminazione dell’educazione civica come materia di studio o la mancanza di un’approccio serio alla messa in pratica dei concetti appresi. Trovo inoltre grave, in un era di interconnessione e ipertesti, che le materie tra loro non dialoghino, creando collegamenti intraspecifici in grado di permettere collegamenti pratici alla vita reale. In questo ambito la pedagogia Gandhiana aveva degli aspetti illuminanti sul cosa vuol dire educare giovani menti alla vita e al mondo. Per chi volesse approfondire inserisco qui di seguito un link: https://www.peacelink.it/gdp/a/11612.html
Tornando a noi e volendo concludere questo interminabile post (anche per chi lo scrive) vorrei presentare la mia posizione in merito ad una società educante.
Per me una società sana che cresce bene i suoi figli è quella che è attenta alle loro esigenze, sa ascoltare, aiuta, non reprime, non controlla, non giudica, ma stimola, riponendo fiducia e si assume le proprie responsabilità anche in merito ai modelli di vita e comportamento da seguire, che propone ai più giovani. Per fare questo, secondo un principio ideale tutti gli adulti si dovrebbero sentire chiamati in causa nell’educazione delle generazioni più giovani, presenti e future. Un’adulto, qualsiasi sia il suo ruolo o il lavoro svolto, dovrebbe essere consapevole del fatto che siamo sempre, in ogni circostanza e momento della nostra vita, d’esempio a qualcuno…. nel bene e nel male. E almeno che non ci piaccia un mondo dominato da odio, violenza, barbarie, prepotenza, inquinato e sofferente….. dovremmo incominciare a fare del nostro meglio per offrire esempi positivi e modelli virtuosi di vita che i più giovani possano seguire…… senza per forza ricercare questi in un messia ics o in un’individuo specifico da utilizzare come campione del’umanità……. Ogni essere umano adulto, nel suo piccolo, dovrebbe aspirare a diventare , per le generazioni future, quel tipo di paladino del bene che tutti vorrebbero come esempio.